Coop: le lavoratrici prendono parola e ci mettono la faccia

Roma -

USB Commercio si stringe intorno alle precarie Coop di Viterbo, che hanno testimoniato le condizioni di disagio nell'intervista rilasciata qualche giorno fa alla webTV NEWTUSCIA. La Via Crucis precaria di questi lavoratori, la maggior parte dei quali sono donne e madri, dura anche 12 anni ed a volte si conclude con un licenziamento definitivo o con accordi di “STABILIZZAZIONE PRECARIA”.

 

A qualche mese di distanza dalla storia di Catia Bottoni, recordwoman della precarietà con i suoi 12 anni di contratti a termine ripetuti, ben evidenziata dall'’articolo e dal video del Corriere della Sera, non crediamo ci sia bisogno di commenti ulteriori, noi continueremo a sostenere tutte le "DONNACOOP" con l’ammirazione per la dignità di donne e di lavoratrici che hanno dimostrato e per il loro coraggio, esempio per tutti quei lavoratori che, loro malgrado, subiscono soprusi in silenzio.

 

 

Su alcuni aspetti però è doveroso puntualizzare. Unicoop Tirreno, nell’articolo del Corriere della Sera, affermava che «Quello della signora Bottoni è un caso singolo e come tale va trattato…». Il nostro Ufficio Vertenze ha affrontato altri “casi singoli” e i commenti apparsi sullo stesso Corriere rappresenterebbero ulteriori “casi singoli”. Le donne di Viterbo sono "nuovi" casi singoli. Quanti sono questi “casi singoli”? Come è possibile non accorgersi in tempo e porre correttivi dopo una lettera di un ufficio vertenze o legale? 

 

Altro aspetto è quello delle stabilizzazioni. Unicoop Tirreno, sempre nell’articolo del Corriere della Sera, afferma che «Dall’inizio dell’anno stiamo trasformando in contratti a tempo indeterminato ben 80 contratti a tempo determinato…», ma non ci dice che molte lavoratrici sono state assunte con dei contratti a tempo indeterminato per soli 5 mesi l’anno, con una formula di “part-time verticale annuo” che prevede appunto che la riduzione oraria rispetto al normale contratto full-time non si applica orizzontalmente mese per mese ma si calcola invece su base annua: 5 mesi di lavoro full-time, 7 mesi a casa. Dopo la Via Crucis precaria di questi lavoratori, la maggior parte dei quali sono donne e madri, (diversi toccano gli 8-9 anni di contratti a termine a ripetizione), la meta raggiunta è una sorta di “stabilizzazione precaria” che produce un reddito insufficiente e l’impossibilità di pianificare il futuro. 

 

Ultimo aspetto è quello relativo alle affermazioni del Presidente dell’Unicoop Tirreno, Marco Lami durante il contraddittorio televisivo con Francesco Iacovone dell’USB Lavoro Privato, avvenuto nello studio della trasmissione de La7 “L’aria che tira” del 13 dicembre 2012 (vedi una sintesi nel video), durante il quale il Presidente Lami ha affermato di non aver mai ricevuto segnalazioni in merito a casi concreti relativi alle problematiche rappresentate dalle stesse lavoratrici Coop, Catia è solo uno dei tanti esempi che USB Lavoro Privato potrebbe evidenziare per smentire le affermazioni del Presidente.