Centri commerciali: ecomostri che divorano l'occupazione del commercio

Roma -

A fronte di un posto di lavoro creato dai grandi centri commerciali, se ne perdono 6 nel piccolo commercio. Insomma, tra la crisi dei consumi e la diffusione della grande distribuzione, gli occupati del commercio si sono ridotti considerevolmente. Ma che tipo di mutazione genetica hanno operato queste mega strutture sull’occupazione?

 

Chi si guadagna da vivere nei centri commerciali lo fa in condizioni di iperprecarietà, subendo nuove forme di sfruttamento e di alienazione. I lavoratori vengono indotti a considerare l'azienda come una "famiglia", la flessibilità è un elemento imprescindibile: straordinari, festivi obbligatori, orari che cambiano ogni giorno, ferie non concordate sono la normalità e rendono inconciliabili i tempi di vita e di cura della famiglia con il lavoro. A questo si aggiunge tutta una serie di meccanismi disciplinari e di abusi, come il mobbing, che minano qualsiasi forma di tutela. Insomma, la filosofia organizzativa tende a comprimere verso il basso i salari e i diritti dei lavoratori.

 

La CGIA di Mestre, nel 2010, ha stimato che tra il 2001 e il 2009 la superficie di vendita della grande distribuzione è cresciuta del 65% circa, nel frattempo le piccole attività sono diminuiti di oltre 51.000 unità. Nello stesso periodo di riferimento ad un aumento di poco più di 21.000 addetti nella grande distribuzione, nel piccolo commercio si sono persi quasi 130.000 posti di lavoro.

 

Se guardiamo ai dati regionali, appare evidente che l’unica grande Regione che ha registrato una contrazione della superficie di vendita della grande distribuzione è stato il Lazio (-14%). Appare altrettanto evidente che il Lazio è anche l’unica realtà territoriale in Italia che presenta un aumento occupazionale nelle piccole attività commerciali pari al + 6,7% (in termini assoluti pari a + 2.678 negozi). Tutte le altre regioni hanno visto un deciso aumento della presenza della grande distribuzione e una corrispondente contrazione delle attività di piccolo commercio.

 

Tutto ciò è stato aggravato dal decreto del governo Monti, noto come “salva Italia”, spacciato come la panacea occupazionale, che ha prodotto gravissimi problemi per i lavoratori, con l’aumento dei i carichi di lavoro e del nastro orario e l’ulteriore restringimento dei tempi di vita, e non ha ovviamente realizzato quella promessa occupazionale che lo accompagnava, per bocca dell’allora Presidente del Consiglio. Tanto che assistiamo con sempre maggior frequenza a licenziamenti di massa, ricorso agli ammortizzatori sociali e contrazione dei salari.

 

In sostanza l’occupazione diminuisce e diviene cattiva occupazione, ma allora a chi conviene questo modello di sviluppo? La domanda è retorica, le uniche a trarre profitto da questi moderni “luna park” degli acquisti sono le società immobiliari che devastano e cementificano i nostri territori e le multinazionali della grande distribuzione.

 

Per porre un freno a questa situazione è necessario che i lavoratori riacquistino il controllo dei propri diritti, a cominciare dal diritto al riposo domenicale e festivo e dei propri tempi di vita. L’USB ha lanciato una giornata di mobilitazione nazionale per il diritto alle festività per il prossimo 8 dicembre. In numerose città italiane, ci sarà “L’OTTO IO LOTTO”, con iniziative in difesa dei diritti e della democrazia dentro e fuori i centri commerciali. L’appello alla mobilitazione è stato raccolto da tante lavoratrici e lavoratori e da comitati e movimenti territoriali.

 

L’OTTO LOTTA CON NOI !