Si al descanso domenical Incontro con Sebastiàn Ferro

A raccontarlo ad una platea di lavoratori e delegati del commercio dell’USB è venuto il compagno Sebastiàn Ferro Secretario de Cultura del Sindicato del Empleados de Comercio de Rosaryo.

Roma -

Si al descanso domenical, letteralmente si al riposo domenicale, è lo slogan che il movimento sindacale argentino ha lanciato contro le domeniche e i festivi lavorativi, riscuotendo un vasto consenso e ottenendo significative vittorie contro colossi multinazionali del calibro di Carrefour.

 

A raccontarlo ad una platea di lavoratori e delegati del commercio dell’USB è venuto il compagno Sebastiàn Ferro Secretario de Cultura del Sindicato del Empleados de Comercio de Rosaryo. L’incontro del 10 maggio 2016, promosso dal settore commercio e dall’ufficio internazionale dell’USB, è stato l’occasione per conoscere un pezzo della storia del movimento sindacale argentino, nato come ci ha ricordato Sebastiàn, da lavoratori migranti per lo più italiani di fede socialista, anarchica o comunista, che fuggivano dalla fame e dalle persecuzioni.

Quella del movimento sindacale argentino, è una storia ricca e complessa, come nel resto del Sud America il movimento operaio argentino ha dovuto fare i conti con un la borghesia latifondista e industriale definita compradora perché totalmente subalterna agli Sati Uniti, peraltro verso ha subito l’influenza del peronismo soprattutto per quanto riguarda i temi sociali, come il complesso di leggi sul lavoro che hanno segnato un prima e un dopo nella storia dell'Argentina.

Il movimento operaio argentino ha pagato un tributo altissimo nella lotta contro l’ultima dittatura dei Generali (1976-83), ma la ripresa del movimento sindacale, in special modo del suo sindacato, secondo Sebastiàn Ferro è partita dalla scelta di una nuova classe dirigente durante le lotte contro il Governo Menem e le ricette del FMI che hanno portato alla rovina il paese.

Oggi, sempre secondo il compagno argentino la fine del Governo Kirchtner e l’affermazione del liberista Mauricio Macrì mette in pericolo alcune conquiste politiche e sociali, duramente ottenute e getta un ombra sul processo di indipendenza messo in campo dai paesi come Bolivia, Brasile, Argentina e Venezuela,impegnati nel progetto del MercoSur.

 

La riunione è stata l’occasione per confrontarsi sulle differenti strategie praticate per la rivendicazione dei diritti dei lavoratori, con particolare attenzione ai lavoratori del Commercio e della Grande Distribuzione e alla loro lotta contro i festivi lavorativi.

 

Alla domanda di un delegato sul perché avessero scelto proprio la lotta contro le domeniche lavorative, il giovane dirigente sindacale ha sottolineato la presenza di almeno tre fattori; la disponibilità dei lavoratori a lottare per il riposo nei festivi; la divisione all’interno dei partiti politici sul tema; il favore dell’opinione pubblica su temi quali la famiglia, gli spazi educativi e relazionali. Sebastian ha poi sottolineato come la lotta contro i festività e le domeniche lavorative è una lotta contro l’attuale modello di sviluppo.

Per questo in Argentina si è partiti in ambito locale sensibilizzando l’opinione pubblica con una massiccia opera di informazione e di pressione politica che faceva leva sulla difesa del valore della famiglia e le prese di posizione di Papa Francesco.

In Italia come in Argentina, le multinazionali vanno ripetendo il ritornello ricattatorio, che lega l’apertura nei festivi alla vendita delle merci e quindi alla creazione dell’occupazione.

Un tesi falsa per gli economisti siano essi liberali, keynesiani o marxisti poiché l’acquisto delle merci non dipende dall’apertura settimanale dei negozi, ma dalla disponibilità economica dell’acquirente. Le aperture domenicali servono a riportare il lavoro ed i diritti indietro di decenni, a rendere il lavoratore sempre più flessibile, con poche ore frazionate in tutto l’arco della settimana e con salari sempre più bassi. Mano d’opera sempre pronta, a basso costo cosicché nelle catene commerciali sempre in cerca del massimo profitto, le multinazionali recuperino i costi delle merci e di gestione a schiacciando e disumanizzando i lavoratori.

 

Nella provincia di Santa Fe in Argentina il 6 novembre 2014 venne emanata la legge 13.441, nota come “Domenica Descado” che sanciva la chiusura domenicale e nei festivi dei supermercati, ipermercati e superstore superiori a 1200 metri quadrati. Questa legge riconosceva ai lavoratori il diritto, nei festivi, di dedicarsi alla famiglia, ai rapporti sociali, per il recupero di quei valori che essenziali per la società. Così Sebastiàn ci spiega come è nata questa lotta in Argentina, dove si è partiti da una provincia e ora sono ben quattro i Consigli Comunali che hanno approvato questa legge.

 

Persi negli anni ’90 i diritti dei lavoratori vengono riconosciuti di nuovo ora, dopo una dura lotta contro le multinazionali. Sono stati usati tutti i mezzi di lotta politici, culturali e di informazione per arrivare all’obiettivo. Sul riconoscimento del diritto al riposo e alle relazioni sociali a partire dalla famiglia tutti i partiti e i politici sono stati chiamati a pronunciarsi. Essendo l’opinione pubblica argentina fortemente influenzata dalla Chiesa, i sostenitori della legge 1344,1 hanno avviato un lavoro martellante attraverso social e media, con spot e campagne, evidenziando quanto tempo veniva tolto ad ogni lavoratore, per il conseguimento di una soddisfacente vita relazionale e familiare.

 

Inutile elencare i tentativi e le pressioni delle multinazionali, che hanno provato in tutti i modi a far cancellare questa legge. L’ ultima mozione presentata dalla catena di supermercati Coto alla Corte Suprena di Giustizia della Nazione Argentina, asseriva che la provincia di Santa Fè aveva violato l’articolo 31 della Costituzione, introducendo modifiche nella regolamentazione del lavoro che compete al Governo. La mozione, però, è stata respinta poiché non vi era nessuna interferenza con le leggi che disciplinavano il lavoro e la promozione del commercio a carattere nazionale.

 

Sebastiàn Ferro ha origini italiane, e in quest’Europa che erige muri, il suo racconto sull’esperienza dei lavoratori argentini è un utile indicazione di lotta per i lavoratori che nel nostro paese si battono contro l’intensificazione dello sfruttamento a partire dal diritto al riposo.

 

Il giorno successivo una delegazione del Sindicato del Empleados de Comercio ha continuato la sua attività di pressione politica consegnando al Papa Francesco una lettera di denuncia e di richiesta di sostegno alle rivendicazioni e una bandiera argentina con impressa la scritta: “ Si descanso al domenical! Si a la Familia”

 

In Italia ormai si lavora quasi tutte le domeniche e non solo, perché si lavora di notte e nei festivi. La domenica è diventata il giorno dedicato alla spesa, non è più visto come un tempo da passare da dedicare al tempo libero, alla cultura, allo svago e alla famiglia.

 

Usb si è sempre opposta all’iper-sfruttamento dei lavoratori e durante le maggiori feste nazionali da sempre scende in campo con manifestazioni, cortei e scioperi.

Ricordiamo la campagna “L'otto io lotto” quando nel giorno della festa della donna, abbiamo manifestato contro lo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori della grande distribuzione.

A Roma, Milano, Bologna, Parma, Schio, Firenze, Napoli, Salerno, Bari e Catanzaro l’USB, insieme agli studenti, alle associazioni giovanili e a quelle del territorio, ha portato il conflitto nei luoghi del commercio, moderne piazze del consumo, mettendo in evidenza le contraddizioni che “attraversano” un centro commerciale.

Pensiamo al “ 25 aprile diritto alla resistenza” tenutosi nel Centro Commerciale Cinecittà 2 di Roma, oppure a “la parata del 2 giugno” che si è svolta al centro commerciale di Porte di Roma, dove alla presenza di costituzionalisti si sono tenute delle 'Lezioni di Costituzione',

Quest’anno con il “Primo Maggio, #noiNONsiamoinvendita” i lavoratori hanno protestato davanti ai negozi di Zara nelle maggiori città italiane.

I risultati si cominciano ad arrivare, parallelamente alla crescita dell’USB, si registrano successi come quello raggiunto dal “25 aprile di lotta a Viterbo” dove dopo due anni di presidi e manifestazioni davanti ai negozi alimentari Superconti, in occasione delle festività più importanti, abbiamo ottenuto la chiusura dei negozi per il Primo Maggio! Vincere si può!

Forti di queste esperienze e di questi risultati USB lancia la campagna nazionale #ilfestivononlavoro in modo da ribadire che i diritti dei lavoratori non sono un privilegio.

Il commercio rappresenta ormai un settore in cui i lavoratori subiscono attacchi sempre più pesanti ai loro salari, ai loro diritti e soprattutto ai loro tempi di vita, anche festivi. Iniziamo a riprenderci qualcosa di nostro, dal prossimo 2 giugno 2016 (Festa della Repubblica) e per tutti i futuri giorni rossi in calendario, diciamo #IlFestivoNonLavoro.

 

USB Commercio