Morto Erion, lavorava per Ikea. I sicari sono la precarietà e gli appalti.

Erion Myrtaj aveva appena 27 anni, lavorava per la Rhenus, la subappaltante di Ikea per la quale recapitava e montava mobili a casa dei clienti. Lavorava a Genova e sabato si sentiva male, giramenti di testa e fiacchezza fin dalla mattina, eppure nessuno della ditta per cui lavorava lo ha rimandato a casa e lui ha continuato a portare mobili su e giù, finché nel pomeriggio è stramazzato al suolo, senza vita.

L'Italia resta uno dei paesi europei con il maggior numero di omici sul lavoro, circa 1200 l'anno e con più dell'80% delle aziende controllate non in regola con le norme sulla sicurezza.
Inoltre i ritmi di lavoro sempre più pesanti e la produttività pro capite spinta al massimo, rendono  endemica tale situazione.
Nel mondo delle cooperative di servizi, nel quale Erion lavorava, la situazione si fa ancora più drammatica. Le multinazionali infatti, per accedere alla gestione dei propri appalti e servizi, richiedono di garantire un livello di produttività sempre più elevato, spesso ingestibile se non mettendo a repentaglio la salute dei lavoratori.

L'Unione Sindacale di Base chiede che venga estesa la responsabilità giuridica e penale alle ditte committenti degli appalti. Ma ciò non basta, finché non fermeremo l'esternalizzazione dei servizi, la precarietà e l'aumento folle dei ritmi di lavoro, saremo costretti a fare i conti con la morte di tanti, troppi lavoratori, tutti i giorni.

USB continuerà a organizzare le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici fino allo smantellamento di questo sistema di sfruttamento.


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