"La mia Pasqua vale 24 euro anche quest'anno",

l’Usb esorta il governo a procedere sulle regolamentazioni

Viterbo -

Nonostante le tante promesse, anche quest’anno migliaia di lavoratori del commercio passeranno la Pasqua al lavoro.

Il ministro del Lavoro Luigi di Maio aveva promesso una regolamentazione delle aperture domenicali nella Grande Distribuzione già prima del suo incarico governativo.
Eppure, questa si prepara ad essere l’ennesima Pasqua fra gli scaffali o dietro una cassa per migliaia di lavoratori.
La proposta del Movimento 5 stelle annunciata qualche mese fa, che avrebbe dovuto restituire ai lavoratori del commercio il loro diritto al riposo, si è arenata dopo le denunce allarmistiche della Grande Distribuzione organizzata (Gdo) e delle associazioni datoriali. Queste hanno paventato migliaia di licenziamenti, disoccupazione,  calo degli acquisti e addirittura un freno irrimediabile alla ripresa economica.

Facciamo chiarezza.

Dall’approvazione delle liberalizzazioni nel 2012 fino ad oggi, complice anche la crisi economica, gli acquisti sono diminuiti, in alcuni casi fino al 70%; anche un settore fondamentale come quello alimentare, ha segnato cali rilevanti (stimati intorno al 33%). C’è stata una forte compressione sul commercio al dettaglio e la piccola distribuzione ha subito un drastico calo, proprio a causa delle liberalizzazioni, non riuscendo a far fronte alle aperture 7 giorni su 7.
In questi anni, si sono persi 30 mila posti di lavoro. Le assunzioni a tempo indeterminato sono state bassissime, intanto la Gdo ha fatto ricorso in tutto il Paese a mobilità e licenziamenti. A fronte quindi di richieste di intervento pubblico da parte dei grandi marchi commerciali, sono state fatte assunzioni precarie, nel migliore dei casi a tempo determinato, altrimenti a chiamata o interinali (il 56% dei nuovi contratti è instabile). Lavoratori che operano per una paga media di tre euro l’ora, con pochissimi diritti e nessuna misura di sicurezza che li tuteli contro il rischio di infortuni o malattie professionali a lungo termine.
Ogni volta che lavoratori e sindacato sollevano il problema delle aperture indiscriminate dei centri commerciali, i gruppi imprenditoriali tentano di giustificarsi con le presunte maggiorazioni per chi è impiegato nelle giornate festive o domenicali.

 

In proposito ribadiamo come, rispetto ad un CCNL che parla di una maggiorazione del 30%, vengano poi firmati accordi integrativi o di secondo livello peggiorativi, che derogano sul versamento della maggiorazione. A questo si aggiunge che il Riposo è un diritto costituzionalmente riconosciuto e nessuno dovrebbe essere costretto a svenderlo pur di lavorare.

In questo contesto, sembra davvero difficile credere ai proclami dei gruppi imprenditoriali che continuano a difendere le liberalizzazioni e sparano cifre apocalittiche su presunti licenziamenti di massa, senza portare oltretutto  la minima prova a conferma.
Piuttosto sembra più realistico che la Gdo, che ha sperimentato un forte aumento dei propri profitti grazie alle liberalizzazioni, tema di dover cedere qualche briciola alla concorrenza della piccola distribuzione. Una concorrenza sempre più debole. Come abbiamo accennato, infatti, la mancanza di qualsiasi regola su orari e giorni di apertura ha avvantaggiato le grandi catene commerciali a discapito del negozio di quartiere a conduzione familiare. Quest’ultimo rispetta i tempi di riposo e le festività, dato che i proprietari sono, in molti casi, le stesse persone che prestano il proprio lavoro.
Le liberalizzazioni hanno favorito l’accentramento dei profitti in mano a pochi colossi imprenditoriali, comportando la chiusura di migliaia di piccole attività e negozi di quartiere, sconvolgendo il tessuto sociale, culturale e urbano di intere aree.
Se è vero che il singolo consumatore vede positivamente la possibilità di fare la spesa la domenica, o fino a tarda notte, è necessario chiedersi il perché di tale scelta.
I ritmi lavorativi sempre più stringenti stanno trasformando la spesa domenicale in una necessità più che in una libera scelta.

A parer nostro ciò che va messo in discussione, da parte di tutti i lavoratori, sono i moderni tempi di lavoro, diventati talmente opprimenti da occupare l’intera vita degli individui, che non hanno più la possibilità neanche di fare la spesa in un normale giorno feriale, ma sono costretti a trascorrere il loro tempo libero dal lavoro in un centro commerciale.

L’Usb coglie con favore la proposta del Movimento 5 stelle di regolamentare le aperture domenicali. Anche se questa è ancora troppo timida rispetto al necessario, rappresenta comunque un cambio di rotta rispetto al passato.

Il sindacato esorta il Governo a non lasciarsi intimorire da Gdo e gruppi datoriali e a proseguire il confronto, insieme alle parti sociali, nel più breve tempo possibile nell’interesse dei lavoratori.

 

 

Usb Commercio