Sfruttamento tecnologico

L’innovazione tecnologica sulle spalle dei lavoratori del commercio

Roma -

Uno dei settori dove le aziende stanno investendo di più in innovazione tecnologica è quello della Grande distribuzione organizzata, cioè quelle aziende che si occupano di vendita al dettaglio, ma fungono anche da collegamento fra produzione e distribuzione, cioè tutto il comparto della catena del valore (logistica, trasporti, magazzini).

Sono ormai diffuse in tutta Italia le casse automatiche nei centri commerciali che, al momento, affiancano le file di cassieri in carne e ossa. Nella maggior parte dei casi, si ritira una pistola laser all’ingresso, si registrano tutti i prodotti che si vuole acquistare e all’uscita si paga, in cassa automatica ovviamente. In America si sperimentano i centri commerciali completamente automatici con sistemi sofisticati di video ripresa che registrano la merce scelte, tenendo conto anche dell’indecisione del cliente. Quest’ultimo esce, con tutti i suoi acquisti, il conto viene addebitato automaticamente su carta di credito.

Gli acquisti on line fanno ormai parte del background del commercio, un click e si attende il fattorino che può arrivare anche in poche ore.

Si stima che, a livello internazionale, dal 2017 al 2020, sono stati persi 5 milioni di addetti ha perso la propria occupazione in favore di una soluzione automatizzata.

Dall’altra parte, non tutti i consumatori traggono vantaggio dalla tecnologia. L’introduzione di sistemi informatici e automatici, infatti, prevede un pagamento con carta di credito o paypal, mentre le fasce più povere della popolazione, normalmente, possono pagare unicamente in contanti.

Il progresso tecnologico, storicamente, ha sempre avuto un effetto d’urto sulla società, cambiandone gli stili e l’assetto; per questo è necessario che sia preceduto da attenti studi sui possibili effetti negativi e positivi. L’attuale sistema di produzione, di cui la Gdo è il perno centrale, deve evolvere insieme alla tecnica, così da fornire risposte soddisfacenti a tutti gli attori: lavoratori e consumatori.

I tempi ristretti imposti dai mercati, a cui le aziende si adeguano per aumentare i propri profitti, non consentono la giusta analisi di un sistema così complesso fatto di input, punti di elaborazione e metadati (dati su dati). Oggi infatti assistiamo ad un automatismo che, invece di agevolare i dipendenti, aumenta il carico e i tempi di lavoro, deregolamentando l’orario. Pensiamo all’ultimo rinnovo del contratto di Federdistribuzione che permette in alcuni periodi dell’anno di superare le 40 ore settimanali per arrivare fino a 48.

Paradossalmente aumentano le ore, ma diminuiscono i salari, aumenta il tempo che dedichiamo al lavoro, alla produzione di valore, ma diminuisce l’occupazione.

Progressivamente, scomparirà la figura del commesso, due su tre perderanno il loro posto, rimarrà invece lo scaffalista o l’addetto all’ortofrutta. Rimangono le mansioni a maggior fatica fisica a scapito di quelle a minor fatica, cioè proprio quelle più esposte a rischio. Le patologie che colpiscono la schiena e gli arti superiori, per esempio sono le più diffuse nel settore, dovute ad una movimentazione manuale dei carichi errata. I lavoratori sono costretti a sollevare colli troppo pesanti per un solo addetto, con una velocità e ripetitività che non consente le giuste precauzioni in fatto di postura.

L’utilizzo, sempre più massiccio, della tecnologia e l’introduzione di automi deve avere l’effetto di diminuire il lavoro fisico, a bassa qualifica e spesso, a rischio di infortunio o malattia professionale, a vantaggio di quello intellettuale.

Perchè il progresso possa essere definito tale, e non l’ennesima facciata dello sfruttamento, deve diminuire le ore di lavoro a parità di salario, con lo scopo ultimo di una società basata sullo sviluppo cognitivo delle persone, libere dai meccanismi di produzione e consumo del capitalismo.

 

Usb Commercio